Dal 19 settembre 2018 è in vigore il nuovo Codice Privacy Adeguato (d.lgs. 196/2003 come riformato dal d.lgs. 101/2018), ossia la disciplina nazionale italiana di adeguamento e coordinamento al GDPR (Regolamento UE 2016/679).
Il decreto 101 di coordinamento ha fortemente modificato il vecchio Codice Privacy e del resto non poteva essere diversamente, dal momento che il GDPR è un regolamento comunitario ed è pertanto norma di fonte sovraordinata rispetto alla legge nazionale, che non può dunque derogarvi ma solo essere di supporto ed integrazione. In particolare il nuovo Codice Privacy Adeguato vede abrogate tutte quelle norme che trovano specifica, compiuta ed esclusiva definizione nel GDPR, quali:
quelle sull’informativa (art. 13 vecchio Codice Privacy), considerato che le informazioni all’interessato sono ora disciplinate esclusivamente dagli artt. 13 e 14 GDPR per i trattamenti di dati raccolti rispettivamente presso e non presso gli interessati
quelle sul consenso (art. 23 e sue eccezioni sub art. 24 vecchio Codice Privacy), considerato che ora il consenso è solo una delle basi legali di liceità del trattamento ai sensi dell’art. 6 GDPR, alternativa alle altre ivi previste tra cui l’obbligo legale o contrattuale, l’interesse pubblico ed il legittimo interesse
quelle su particolari modalità di trattamento, ad esempio nel settore della sanità o delle comunicazioni elettroniche, che ora ruotano attorno ai nuovi principi del diritto di controllo e di informazione, della base legale di trattamento tra cui l’interesse legittimo, della libera circolazione così via.
I provvedimenti del Garante, quali linee guida o autorizzazioni generali, godono (in alcuni casi) di una prorogatio transitoria fino all’emanazione delle misure di garanzia e/o dei codici di condotta. In sintesi, un’ulteriore profonda rivoluzione in attesa che pervengano anche tali misure e codici, al fine di completare il quadro di una disciplina sempre più orientata ad una moderna concezione della data protection. Avv. Piergiovanni Cervato